Archeoweb – Malìa per Voi

 

2010, non poi così archeo, ma sembra un secolo. E poi la radice di archeo è archè, inizio, come ben dice Daniela Cattani Rusich nel suo segno/prefazione (“Parafrasando archetipi l’arte non incrina / ma sfianca il fianco al già-detto e al già-sentito”).

Malìa per Voi nasce come Malìa, semplice raccolta di mie foto, ma erano gli anni della condivisione, di FemminArt Review, da me attivato come profilo facebook che raggiunse i 1800 collegamenti, tutte artiste, nei più diversi settori che poi sono uno: Donna.

Ancora oggi non riesco bene a definire l’esperienza FemminArt, le oltre 300 recensioni, pubblicate e stracommentate, come era uso all’epoca, i contatti più disparati, da una Associazione ultrafemminista di Milano, con invito a partecipare ad un convegno per illustrare l’esperienza, ma quando svelai la mia identità l’invito fu subito revocato (anche se c’era nel direttivo una delle tre donne ch’era favorevole, “anzi”, com’era giusto), fino all’incontro con la Galleria En Plein Air di Torino da cui nacque un sodalizio durato un anno e mezzo, il progetto Alfabetomorso, che divenne mostra reale e virtuale, ma soprattutto la conoscenza reale di decine di collegamenti, di FemminArt Review. Poi un giorno facebook ha semplicemente oscurato tutto perché “sembra che si stia utilizzando il profilo non come personale”. Quell’odioso “sembra”, ma comunque è stata una sconfitta, l’ennesima, di tutte le donne.

Lo ammetto, il via all’esperienza mi fu dato dall’atto compulsivo di tentare di risolvere l’arcaico contenzioso interiore nei confronti della donna, molto prima della madre, la storia di un conflitto di genere, il più contraddittorio perché sede di Amore, e Riproduzione. Poi si è trasformata in una installazione artistica en plein air, dove è rimasta, soggetta alla caducità del tempo, unico vero onore, a mio parere, per l’Arte Contemporanea. E senza ombra di mercimonio alcuno.

Se ho risolto il mio dissidio di genere? Non lo so, certo è che sono molto più tranquillo, mi ha giovato la terapia di mille confronti che caparbiamente mi sono andato a cercare, alcuni cocenti e impietosi, ma forse sono stati i più incisivi e producenti, ai fini dell’eterno (il sogno) che ancora inseguo, e che non ha più genere.

La soddisfazione maggiore è aver suscitato delle reazioni sincere e accorate, con il riconoscimento per sfidare, anche se a volte in modo ambiguo, il dialogo. Non solo. Soprattutto il carattere interiore di un rapporto alla pari, ciascuno con le proprie inevitabili manchevolezze, e ciò ha fatto sì che universi socialmente e artisticamente criptati si siano svelati a me nell’intimo, dando a questo vituperato termine il significato che solo la donna sa.

Per questo “Malìa per Voi” è qualcosa di più della richiesta accolta di scrivere qualcosa su una mia foto. E’ una risposta di metodo per essere entrato di peso in stanze sigillate se non agli echi di una rivolta silenziosa, una carezza corrisposta (“pensavo tu fossi una donna”), una corresponsione per un sostanziale atto d’amore (“poi ho capito, per il modo di leggermi che nemmeno una donna ha mai avuto”).

Semplicemente per la parte femminile che ho sempre avvertito in me, di cui spesso ci si vergogna, ma che io credo di onorare.

“Lei piangeva ad occhi
asciutti, poi li ha rimessi in tasca, per nascondere il nervo
di donna.”  (Rita Pacilio)

www.sergiogabriele.it/malia-per-voi/index.htm

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