I
In ogni angolo del tuo cuore
vertigine dell’anima
sorriso celato
come spasmo di felicità
tatuato nel limite
della tua sorpresa infinita.
II
All’imbrunire era pensiero
degli anni addietro,
sogni effranti e
verità sopite,
ma la notte,
era carezze di velluto
odore dei sospiri
morse d’amore
stretta di un tempo
che non c’è.
III
Labbra che sussurrano
il tuo sogno dimesso,
bisbigliano quasi
l’inconfondibile passo
straniero dell’amore.
Era più che rose
all’alba funesta
del poi vedremo,
distaccata presenza
la tua, come gemiti
di un’acme lontana,
incanto troppo sofferto
per essere piacere.
E io ti desidero
ancora.
IV
Amata amante
dimentica a tratti
del motivo unico
dell’infinito.
Tu, sei infinito.
Nostro compito è
dispensare, non
temere sempre
e comunque
la fine.
Perché sei anche
questo tu,
la fine.
V
Di care carezze
al tuo limite ingenuo
di misericordia,
quando odori di libertà,
magnolia cinnamomo
e trascorsi barattati
con l’illusione.
Sazio anche del nulla
se ti alzi pensosa
cercando un altro
bordo imperfetto
da rastremare.
VI
Esalo su di te
le mille congetture
le stesse che tu mostri
come il seno, a volte
limpido a volte opaco.
Mi specchio, in te
ricordando che semplice
non esiste e insieme
facile, come bere.
Se non mi lasci andare
e scorri le mie parole
con il sorriso di
quel che eri.
VII
Ti colgo di spalle
allo specchio,
nell’attimo discinto
del tuo riserbo.
Curando il trucco
ripassi la vita
al setaccio dei
pensieri di adesso.
Un occhio al futuro
mentre mi vedi
nell’angolo alto
delle tue distrazioni.
Fra palpebra e ciglia
mi regali la curva
della tua schiena
come assenso d’amore
sul pericolo incombente.
VIII
Gli occhi grandi della
Storia, tu, sempre pronta
a pagare, io a rimandare.
Un piglio di fastidio
quando accarezzi le
mie scuse stanche.
Improvviso è amore
che tutto accetta
all’ora prima, quando
si emana certezza e
riguardo. Ma non conosci
altro modo, che quello di
segnare il limite con
il sacrificio e il tempo,
il tempo, con il fatuo
dell’attesa.
Come i gatti segui il
movimento, non
l’intenzione.
IX
D’un tratto, come se
fosse un sogno, mi
racconti emozioni fino
all’attimo prima
segrete. D’un fiato,
come se fosse sempre,
mi regali dubbi, idee,
sorprese di tempo e di
memoria. Mordendo
una sigaretta o un caffè
sei capace di svelarmi
la tua mossa segreta,
quella che poi non usi,
mai. D’un nulla schiacci
la tua debolezza come
cicca, raccogli il tuo
odore e gli occhi tuoi
tornano a tacere i
lasciti importanti.
Non sono per te
quel confidente, uno
qualunque, ma l’arbitro
del tuo cuore, per questo
mi chiami amore.