Trasfigurazione mnemonica

“Trasfigurazione: s.f. mutamento dell’aspetto o della fisionomia.. spesso a proposito del processo di trasposizione dovuto all’interpretazione artistica.”

Il ricordo, per una logica di difesa, viene trattato dall’uomo come un ingombro, un fastidio, una derubricazione perché verte sull’ammissione che qualcosa che è passato non può più tornare. Per questo motivo fondante, tautologico, si riversa nel contenitore remoto tutto ciò che è apparso impossibile realizzare, una trasposizione in chiave onirica dell’obiettivo mancato, fallito, eluso in quanto illusorio. La Colpa. Il ricordo è l’estrinsecazione della colpa. Ah, se potessi tornare indietro. Apparentemente per correggere eventuali errori, in realtà per avere una coscienza, difesa, di ciò che si è, ora. Sentirsi vivi.

La trasfigurazione mnemonica è un’altra cosa, è trattare il passato e il presente, di conseguenza anche il futuro, alla stessa stregua, come momenti di vita paralleli, non sequenziali. Niente da rimpiangere, meno che meno rivivere, sa di minestra riscaldata, ma vivere il parallelo passato con la stessa intensità del presente-futuro. Toccare con mano il senso di allora, come se fosse, com’è, pulsante e vivo, attimo futuro che si esplica nel presente. Futuro e presente sono sinonimi, gemelli siamesi, e la felicità è uno stato di grazia che solitamente il beneficiario ignora perché la delega ad un futuro opinabile e aleatorio, che quando arriva è già un’altra cosa. Nel processo fallace del ricordo si attribuisce ad un passato contumace l’atto di cui ora non ci si accorge. Si ammette che la soddisfazione perennemente inseguita altro non è che la mancanza di cui si sente il bisogno per mantenersi in vita, o nella coscienza di una presunta vita.

La trasfigurazione mnemonica è un contorcimento fisico benigno, una modularità delle cellule che si confanno allo stato interiore che ha presieduto a determinati eventi. La sensazione di allora è quella di ora, anzi, forse c’è il plus che allora pareva mancasse, in realtà si inverte il meccanismo, è il futuro che delega al passato quel compimento da sempre ritenuto una chimera a venire. Non c’è rimpianto in quanto tutto è online, delusione e rivalsa, esattamente quello che è accaduto da stamane e che accade, ora.

Corpi e luoghi. La felicità è dislocazione di spazio e tempo, il ricordo è il pensiero del domani, la memoria è dna, capacità di rivivere consecuzioni enfatiche dell’anima, tenere tutto a disposizione in una ram infinita e non in dischi esterni destinati all’estinzione.

© Sergio Gabriele